APOCALISSE INFINITA

Spettacolo itinerante ispirato all'Apocalisse di San Giovanni.
Produzione La Corte Ospitale di Rubiera.

Regia: Franco Brambilla
Assistenti alla regia: Benedetta Biasi, Andrea Mattiello
Testi: Nanni Balestrini
Compagnia Locus Solus : Roberto Andrioli, Roberta Biagiarelli, Tony Contartese, Yong-Min Cho, Alexsandro Guerra, Modou Gueye, Sandhya Nagaraja, Filippo Plancher, Rufin Doh Zeyenouin

L' Apocalisse infinita di Nanni Balestrini
RUBIERA (RE) - Si parte dall'Apocalisse per parlare dei problemi della contemporaneità. Va in scena alla Corte Ospitale di Rubiera «I sette sigilli. Apocalisse infinita», testi di Nanni Balestrini, per la regia di Franco Brambilla, con gli attori della Compagnia Locus Solus. Lo spettacolo è la messa in scena dell' Apocalisse di San Giovanni calata nel contesto attuale e arricchita da una scelta di testi e di musiche. In scena Giovanni è interpretato da una bambina di dieci anni che, con l' ingenuità della sua età, con i suoi giochi infantili, con le sue domande insistenti del perché delle brutture del mondo, accompagna lo spettatore in un viaggio attraverso i sette sigilli dell' Apocalisse: la guerra, la morte, la carestia, gli stermini perpetrati dall' uomo bianco, le catastrofi naturali, la biotecnologia e l' eugenetica.

I sette sigilli. Apocalisse infinita
Presto sarà la fine di tutto; e vi saranno un nuovo cielo e una nuova terra", leggiamo nell'Apocalisse. Eliminate il cielo, conservate soltanto la "nuova terra" e avrete il segreto e la formula dei sistemi utopistici... la prospettiva di un nuovo avvento, la febbre di un'attesa essenziale" E.M Cioran A partire dalla riflessione di Cioran si sviluppa lo spettacolo di Franco Brambilla, I sette sigilli Apocalisse infinita. Un viaggio nelle visioni profetiche del testo biblico, esplorate ed arricchite attraverso un'ampia scelta testuale e musicale, che tende a creare un preciso riferimento alla storia del mondo contemporaneo. I sette sigilli. Apocalisse infinita si svelano al pubblico con il loro carico di dolorosa realtà: la guerra, la morte, la carestia, gli stermini perpetrati dall'uomo bianco, le catastrofi naturali, la biotecnologia, l'eugenetica, in un panorama di orrori senza fine, tanto più drammatici quanto più si mostrano sordi e incapaci di rispondere alle richieste del protagonista: il personaggio di Giovanni, affidato ad un interprete giovanissimo, una bambina di 8 anni, ostinatamente chiusa, quasi a difendersi dalla violenza e dal degrado che la circonda, nei suoi giochi infantili, nelle innocenti filastrocche con cui accompagna e segue le azioni di danza dei quattro cavalieri e degli angeli che versano il fuoco sulla terra, o ascolta assorta i lamenti delle "anime sotto l'altare". Su uno schema drammaturgico che segue fedelmente la struttura del testo biblico, si innesta l'importante lavoro di riscrittura testuale di Nanni Balestrini, mentre la regia si affida all'interpretazione degli spazi architettonici: il chiostro, la chiesa e il fronte dell'Ospitale, la strada e la distesa dei campi, le luci e i suoni della città sullo sfondo, elementi di paesaggio integrati nella scena, luoghi deputati ove si snodano le azioni dei personaggi, in un intervento teatrale che ingloba la realtà interpretandola visivamente e attribuendole senso e significati inediti per la costruzione di un nuovo immaginario collettivo. Uno spettacolo che non vuole richiamarsi solamente all'accezione di distruzione evocato dal termine "apocalisse", ma assumerne viceversa il carattere di testo profetico e utopico; una sorta di rappresentazione visionaria che proietta nel mondo delle immagini il nostro desiderio, il nostro destino, affidandolo al personaggio di Giovanni, simbolo di un'umanità ancora incorrotta, capace di rigenerarsi, portatrice di un messaggio di speranza.