PANTALONE e COLOMBINA

Pantomima di W.A.Mozart

Musica per una Pantomima secondo il frammento KW 446 e Divertimento in Re Maggiore KW 136
Musica suonata dal vivo dal quartetto d'archi dell'Orchestra: “I Pomeriggi Musicali” di Milano
Progetto e Regia : Francesco Micheli
Coreografie: Maria Carpaneto
Interpreti: Isabella Filippini, Matteo Lanfranchi, Daniela Lista, Sandhya Nagaraja, Cecilia Poli, Valentina Corberi, Roberto Baffa

“Ma quanto diavolo ha scritto Mozart?! Che enorme eredità in musica e parole ci è arrivata! Eppure questo è niente rispetto a tutto cio' che è stato scritto e detto su di lui: fiumi di critica e filologia musicale, innanzitutto; ma in generale tutti, dal cinema al teatro, o in forma di racconto, fino al musical, alle pubblicità, tutti hanno voglia di parlare di Mozart, come parenti lontani e orfani di affetti. Fiumi e fiumi di inchiostro nel descrivere una vita che resta enigmatica. A 4 anni il primo minuetto, a 6 anni la prima sonata, a 12 anni la prima opera...cose note per noi che guardiamo al maestro di Salisburgo come a un mito moderno, prototipo del genio della bellezza della capacità creativa, eppure così sbalorditive che ogni volta non smettono di lasciarti a bocca aperta. E noi vorremmo metterci a descrivere per l'ennesima volta la vita di un musicista di cui ormai l'aneddotica è patrimonio culturale comune? E per trarne cosa? Le ragioni della genialità??? E' che forse quando ti sforzi tanto di descrivere una cosa e non ci riesci, forse l'unico modo per comprenderla è guardarla, ascoltarla, che non vuol dire solo stare lì a contemplare l'icona, bè, anche..ma riuscire a descrivere una cosa finché questo ha un senso; quando pero' capisci che arrivi alle colonne d'Ercole della comprensione, allora devi avere il buon senso di fermarti e limitarti a “godere” la bellezza insondabile di quella cosa”
(Francesco Micheli)

“... caro papà, avrei una richiesta da farle. Saprà certamente che ora è carnevale e che qui si balla tanto quanto a Salisburgo e a Monaco; io vorrei, ma senza che nessuno lo sappia, mascherarmi da Arlecchino, perché qui al ballo ce ne sono tanti, ma sono tutti dei somari, vorrei così pregarla di spedirmi il suo costume da Arlecchino...”

Se fossimo in vena di scherzi vi terremmo diversi minuti nel tentativo di indovinare chi è l'autore di questa lettera e ci divertiremmo molto nel vedervi vagare col pensiero a capire chi è che fa questa buffa richiesta al padre. Ma questo non è uno scherzo e la seria presentazione di uno spettacolo di danza di cinque giovani (serissimi) attori-danzatori sul personaggio misterioso in questione. Tadadadaa: Mozart!

12 marzo 1783
“...ebbene ora ti posso svelare il segreto celato dietro la storia del costume di Arlecchino: il lunedì di Carnevale la nostra compagnia ha eseguito una mascherata alla festa da ballo. Era costituita da una Pantomima della durata di mezz'ora, dato che vi era una pausa...”

Insomma Mozart alla tenera età di 27 anni si inventa uno spettacolino di Commedia dell'Arte, sobbarcandosi anche l'onere di creare di creare tutto: s'inventa il canovaccio, compone la musica, interpreta (ovviamente) il ruolo del protagonista, mimando, recitando e ballando nei panni di Arlecchino.

“...Mia cognata era Colombina, io ero Arlecchino, mio cognato il Pierrot, un vecchio maestro da ballo Pantalone, un pittore che non conosci era il Dottore. L'idea della pantomima e della musica erano entrambe mie. Il maestro di ballo Merk ha avuto la bontà d'istruirci e se tu fossi stato qui con noi, avresti potuto sentire come abbiamo suonato bene...”

Quanto ci tiene Mozart a farsi apprezzare dal padre, come traspare il sottilmente febbrile desiderio di ottenere stima, orgoglio dal severo Leopold Mozart, anche in questa occasione, così poco seria in fondo, ma anche per questo rappresentativa di lui, capace di fare tutto! Di questo tutto ci è rimasto ben poco, niente scene, niente costumi, solo una pallida eco nella parte del primo violino e in alcune schegge del canovaccio: si parla di una ragazza una certa Colombina, destinata in sposa ad un ricco e non meglio identificato Dottore secondo la volontà del suo tutore, l'opprimente Pantalone. In tutto questo Arlecchino e Pierrot avranno modo, attraverso i loro lazzi di cambiare la piega scomoda che le cose stanno prendendo.

“...Per la festa da ballo i cavalieri hanno pagato ciascuno due fiorini. Abbiamo cominciato alle sei di sera e abbiamo finito alle sette. Come un'ora sola? No, no, le sette di mattina!!!”

Il fascino di quest'opera non sta solo nella musica e in un canovaccio molto semplice, bensì nell'entusiasmo con cui fu concepita e ci anima: la voglia di danzare. Dal Maestro prendiamo la testardaggine nel voler proporre uno spettacolo che con le avanguardie, il mutimediale e il postmoderno ha poco a che fare. Eppure ci va di raccontare una storia tanto semplice da essere comprensibile e godibile sia per un bambino che per un adulto.

“...Noi viviamo in questo mondo per imparare sempre industriosamente e per mezzo dei ragionamenti, illuminarci l'un l'altro, nello sforzo di far progredire sempre, senza stancarci l'arte e la scienza. Io almeno ci provo.”
(Cecilia, Daniela, Sandhya, Isabella, Matteo)